La storia di Giulio è di inclusione e speranza: è una buona notizia, bella da raccontare, importante da far conoscere per aprire una finestra su un mondo fatto di solidarietà, vicinanza, comprensione e uguaglianza. Dietro a questa storia, ci sono piccoli e grandi pezzi di un puzzle, che si danno la mano e stanno insieme per aiutare e sostenere: la scuola con i suoi insegnanti, le famiglie dei bambini compagni di Giulio, gli operatori del Centro Up di Santa Maria degli Angeli, gestito da ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) Umbria e non certamente per ultimi la sua mamma Rosita e il suo papà Michele.
Giulio ha 5 anni, ma per lui e per chi gli è vicino lo spettro dell’autismo rappresenta una quotidianità da cui non fuggire, bensì con cui convivere e da cui ripartire. Giulio occupa uno spazio grande nella vita di ogni bimbo della Scuola dell’Infanzia Santa Lucia di Bastia Umbra, dove è arrivato a settembre 2017 e dove è circondato dall’affetto di altri 23 bambini come lui: è il compagno di giochi preferito, il più “piccolo” tra tutti, da proteggere e di cui osservare i cambiamenti e i progressi. Perché accogliere a scuola bambini con disabilità, significa anche mettere alla prova la capacità di tutti: gli insegnanti, i piccoli, le famiglie, le istituzioni. Perché anche se ogni storia è diversa, da ogni storia impariamo e in ciascuna possiamo riconoscerci.
Così le mamme della scuola raccontano che i bambini e le bambine aspettano con felicità il lunedì pomeriggio, quando si recano a casa di Giulio per trascorrere delle ore, giocare e conoscersi anche al di fuori dell’ambiente scolastico. “Quando torniamo a giocare da Giulio?”, chiedono in tanti bimbi ai loro genitori. Lo racconta Marta, mamma di Cecilia, che aiuta Giulio a non mordicchiare la sua maglietta, prendendolo per le guance. Un racconto simile a quello di Emanuela, madre di Vittoria, contenta se Giulio raggiunge nuovi traguardi e che parla di quanto la classe dei bimbi sia coesa e senza alcune differenze di atteggiamenti. E così le altre mamme: Giuseppina, Raffaella, Amal, Vanessa, Manuela, Marta. Tutte felici di quanto il piccolo Giulio abbia trovato a scuola una grande famiglia, del suo avvicinamento nei confronti degli altri genitori, anche durante i momenti di svago e le piccole gite “fuori porta” organizzate tutti insieme. Sono questi i momenti in cui l’inclusione si palesa con altrettanto vigore del mondo scuola in cui Giulio trascorre parte del suo tempo, come tutti i bimbi della sua età.
Il ruolo della scuola e degli insegnanti, giornaliero, costante, attento, è certamente parte integrante e tassello fondamentale del puzzle. I maestri Ombretta, Matteo e Tiziana seguono Giulio con attenzione, la stessa che metterebbero nel supporto di ogni bimbo in una fase delicata della crescita come quella dell’infanzia. “Appena arrivato a scuola, ormai quasi due anni fa, Giulio non incrociava lo sguardo di nessuno, evitava la confusione”, racconta la maestra Ombretta. “Poi abbiamo costruito uno spazio per lui, un angolo morbido. Siamo riusciti, con il lavoro costante con la famiglia, a rafforzare la sua autonomia. Gli altri bambini non hanno mai percepito alcuna differenza”. A scuola i bimbi insieme alle maestre costruiscono il calendario delle emozioni: anche Giulio usa le immagini dei cuoricini per esprimere il suo stato d’animo. “Non sappiamo se si sente davvero così: Giulio è un bambino non verbale – aggiunge la maestra Ombretta – ma pensiamo che anche lui, a suo modo, voglia raccontarci qualcosa. Non vogliamo minimizzare il problema: solo far comprendere a chi gli è accanto, fin da piccolo, l’importanza dell’inclusione”.
Accanto a Giulio c’è anche Ida Bello, operatrice privata che ha seguito con tanta passione il progetto degli incontri dei bimbi in casa con Giulio. Una strada che lo accompagnerà per tutta la vita, fatta di ascolto e protetta dalla semplicità degli attori di questo viaggio.