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L’Autismo a casa e a scuola

Presentazione di un percorso operativo: il programma di intervento multimodale nello spettro autistico del Centro Laboratorio Apprendimento


Presentazione del corso

Occuparsi oggi di autismo significa dover affrontare una complessità estremamente differenziata per cui è fondamentale saper strutturare un programma di intervento che consideri il funzionamento di tutte le dimensioni psicofisiche e sociali delle persone appartenenti allo spettro nell’ottica bio-psico-sociale dell’ICF;

è indispensabile, quindi, saper attivare strategie psicoeducative personalizzate con la presa in carico e il contributo dell’intero nucleo familiare con l’obiettivo di contribuire efficacemente all’inclusione scolastica e sociale.


Programma

✅ 1° giornata – 11 novembre 2019

15:30 – 17:00 – Spettro Autistico: valutazione e diagnosi differenziale verso:

  • Disturbo pragmatico della comunicazione sociale
  • Fobia sociale
  • Disturbo da Tic
  • P.A.N.D.A.S
  • Disprassia verbale

Docente: dott.ssa Rita Centra

17:00 – 17:15 – coffee break

17:15 – 17:45 – La presa in carico della famiglia: dalla consapevolezza della diagnosi al sostegno
alla genitorialità

  • Parent Training
  • Parent Coaching

Docente: dott.ssa Rita Centra

17:45– 19:00 – Autismo e inclusione scolastica alla luce del D.lgs. 66/17

  • Profilo di Funzionamento
  • PEI e classificazione ICF
  • Progetto individuale

Docente: dott.ssa Rita Centra


✅ 2° giornata – 20 novembre 2019

15:30 – 16:30 – Come ampliare le abilità sociali con:

  • le storie sociali, i fumetti, il video-modeling, il problem solving e la rilettura sociale
  • presentazione di materiali operativi e video

Docenti: dott.ssa Sabrina Pecora e dott.ssa Martina Basili

16:30– 16:45 – coffee break

16:45 – 19.00 – Strategie per migliorare l’autoregolazione emotiva

  • Strategie di gestione della rabbia
  • Strategie di gestione degli stati d’ansia
  • Sviluppo del sé: dalla consapevolezza della propria autoefficacia alla adeguata autostima
  • Presentazione di percorsi operativi e video

Docenti: dott.ssa Martina Basili, dott.ssa Sabrina Pecora e dott.ssa Benedetta Lasco


✅ 3° giornata – 25 novembre 2019

15:30 – 16.30 – Migliorare le autonomie sociali attraverso la figura del Compagno Adulto 
Docente: dott. Lorenzo Pistilli

16:30 – 17:30 – Affettività e sessualità: aspetti propedeutici
Docente: dott. Ivan Murtas

17:30 – 17:45 – coffee break

17:45 – 19:00 – L’intimità nello spettro autistico: le particolarità sensoriali, i cambiamenti e il benessere
Docente: dott. Ivan Murtas


OBIETTIVO

➡ Il corso fornisce un aggiornamento operativo che integra osservazione, strategie di intervento, tecniche e strumenti necessari all’inclusione scolastica e sociale della persona appartenente allo spettro autistico, nell’ottica della presa in carico dell’intero nucleo familiare.


DESTINATARI

Insegnanti curriculari, insegnanti di sostegno, referenti BES, dirigenti scolastici, psicologi, educatori, figure sanitarie (medici, logopedisti, TNPEE, ecc), pedagogisti.


SEDE DEL CORSO

IPSIA Cavour Marconi Pascal, Via Assisana 40/D, Perugia


ATTESTATO

Per tutti i partecipanti al termine del corso di formazione e previa frequenza del 75% delle ore, verrà rilasciato un attestato di partecipazione.


ACCREDITAMENTO

Il corso è accreditato MIUR


COSTO DEL CORSO (IN PROMOZIONE FINO AL  25/10/2019)

  • ISCRIZIONE: € 85 anziché € 110

Promozione riservata agli associati ANGSA:

  • ISCRIZIONE: € 60 anziché € 110 (inserire codice ANGSA)

*Esente IVA art. 10 comma 20

Come pagare con CARTA DOCENTE? 

Il corso è presente in piattaforma SOFIA con ID Corso 36387 e ID Edizione 53153 e può essere pagato Voucher Bonus Docente.

Dal sito www.cartadeldocente.istruzione.it generare il Voucher dell’importo per “Formazione e aggiornamento enti accreditati/qualificati ai sensi del DM.177/2000 Direttiva 170/2016” e caricarlo in piattaforma SOFIA o inviarlo via email a info@laboratorioapprendimento.com

Specifica accreditamento MIUR: Attestato riconosciuto dal MIUR ai sensi del D.M. 177/2000 Direttiva 170/2016


PIATTAFORMA SOFIA (MIUR):

  • ID CORSO: 36387
  • ID EDIZIONE: 53153

N.B.: In caso di annullamento del corso la quota versata sarà rimborsata. In caso di mancata partecipazione dell’iscritto per motivi non imputabili a Laboratorio Apprendimento la quota non potrà essere rimborsata


PER INFORMAZIONI

  • Contact e whatsapp line – 345-09.80.671
  • scrivere a info@laboratorioapprendimento.com

Al Senato, con esperti e testimonianze momento di confronto sui disturbi intellettivi

“Abbiamo sempre sostenuto il grande valore dell’agricoltura come fonte primaria di vita e opportunità di sviluppo. L’amore per questo settore e la consapevolezza di quanto ci possa offrire, ci ha spinti a incentivare la diversificazione delle attività dell’impresa agricola, tra queste, a renderci particolarmente orgogliosi, le opportunità fornite dall’agricoltura sociale. Grazie all’impegno di molti attori è diventata una pratica innovativa, elemento caratterizzante il ruolo multifunzionale dell’agricoltura”. Con questa premessa Cinzia Pagni, presidente ASeS Agricoltori Solidarietà e Sviluppo, la Ong di Cia-Agricoltori Italiani ha aperto il convegno “L’Agricoltura per l’inclusione sociale di persone con disabilità intellettiva” che si è tenuto a Roma, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.

Una mattinata di approfondimento, riflessione e confronto arricchita dalla presenza della neuropsichiatra infantile Paola Vizziello, di Daniela Pavoncello per l’INAPP e Giuliano Ciano per il FNAS. Presenti anche i referenti di quattro esperienze che già hanno attivato percorsi di agricoltura socialeCapodarco, Semente, Istituto Agazzi-Arezzo Rete “ALL in For All”, Cooperativa Pegaso Progetto RAES Azienda Agricola Olivart. Sono intervenuti Giuseppe L’Abbate, sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali e Susanna Cenni, vicepresidente Commissione Agricoltura della Camera. A chiudere l’iniziativa il presidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino.

In Europa la disabilità riguarda una persona su seicirca 80 milioni di individui in totale, tra questi il tasso di povertà è superiore del 70% rispetto alla media, – anche a causa delle difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro, – percentuali che aumentano oltre i 75 anni di etàIn Italia 750 mila persone sono iscritte al collocamento obbligatorio. Questi numeri, destinati ad aumentare di pari passo con l’invecchiamento demografico della popolazione, chiamano tutti, ognuno a seconda delle proprie capacità e possibilità, ad un profondo senso di responsabilità. E’ proprio in questo contesto che ASeS-Cia ha scelto di essere protagonista, a fianco di chi ha dimostrato di condividere questa visione di social-inclusive community, nella costruzione di progetti e azioni volte a migliorare la qualità della vita, partendo da nuovi principi di welfare di comunità.

Esperienze sul campo hanno dimostrato che l’agricoltura sociale è un laboratorio a cielo aperto e che le progettualità possono riguardare ambiti diversi, tutti però orientati all’obiettivo primario dello sviluppo di attività con utilità sociale. Utilizzando quell’insieme di opportunità che l’agricoltura offre, nascono e si sviluppano percorsi di equità e uguaglianza. Il settore primario offre, come verificato dai feedback dei progetti, un contesto unico, anche se non esclusivo, per fornire in collaborazione con cooperative sociali, associazioni, comuni e aziende sanitarie, servizi alle persone più deboli. Ecco allora che l’agricoltura sociale, ha dato vita a importanti percorsi.

L’evento tenutosi al Senato, è stato dunque un’occasione di incontro e confronto sui progetti di ASeS-Cia e sulle esperienze delle aziende agricole che hanno scelto l’inserimento socio-lavorativo di persone con disabilità intellettive e questo, partendo anche dal prezioso contributo fornito dai giovani del Servizio Civile e dai percorsi di agricoltura sociale confederali in diversi territori. Di particolare interesse, infine, la presentazione dei progetti che partiranno a breve e che coinvolgo giovani diversamente abili e, ogni qualvolta possibile, anche le loro famiglie.

“Siamo fieri del lavoro che ASeS svolge valorizzando il ruolo sociale dell’agricoltura e mettendola a servizio delle persone più in difficoltà -è intervenuto Dino Scanavino, presidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani. Il valore delle iniziative è tangibile nei tanti casi aziendali che vedono coinvolti gli agricoltori di Cia. Dobbiamo mantenere alta l’attenzione anche delle istituzioni -ha concluso Scanavino- in particolare nelle aree del Paese più periferiche, dove i servizi scarseggiano e l’agricoltura diventa unico baluardo d’inclusione”.

Al Senato incontro per parlare di agricoltura sociale e autismo

“L’agricoltura per l’inclusione sociale di persone con disabilità intellettiva” questo il titolo del convegno promosso da ASeS, la Ong promossa da Cia-Agricoltori Italiani svoltosi oggi mercoledì 2 ottobre alle 9:30 a Roma presso il Senato, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani (Via Giustiniani, 11).

Alle 10, l’avvio dei lavori con l’apertura di Cinzia Pagni, presidente ASeS-Cia e i saluti introduttivi di Giuseppe L’Abbate, sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali; Gianpaolo Vallardi, presidente Commissione Agricoltura – Senato e Susanna Cenni, vicepresidente Commissione Agricoltura – Camera.

Sono intervenuti anche Paola Vizziello, neuropsichiatra infantile, Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico Milano; Daniela Pavoncello, INAPP e Giuliano Ciano, FNAS. A seguire le testimonianze di realtà attive in agricoltura sociale con il racconto di Salvatore Stingo, CapodarcoAndrea Tittarelli, La Semente, centro diurno gestito da ANGSA Umbria e spin-off di quest’ultima fattoria sociale impegnata nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate; Paolo Lucattini, Istituto Agazzi – Arezzo, Rete “ALL in For All”; Federico Beconi, Coop Pegaso progetto RAES e Andrea Pagliai, Azienda agricola OLIVART. Particolare attenzione è stata

Le conclusioni sono state affidate al presidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino.

Con ANGSA Umbria, corso di formazione su Autismo e Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA)

Una serie di incontri, dedicati a operatori, genitori e insegnanti, su autismo e utilizzo della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA): è la nuova offerta formativa di ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) Umbria, attiva sul territorio dal 2001 e da sempre impegnata nel sostegno delle famiglie delle persone autistiche. Il progetto è stato realizzato grazie alla partecipazione del Dottor Giovanni Magoni, esperto nel trattamento di adolescenti e adulti con autismo, il quale sarà relatore del ciclo di incontri, e di Ipertesto (Associazione regionale per lo sviluppo e la ricerca delle nuove tecnologie didattiche), provider del corso di formazione teorico e pratico. Il corso si svolge in continuità con l’incontro sulla CAA del 30 marzo scorso, tenutosi a Palazzo Trinci, a Foligno, in occasione del 2 aprile, Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo.

La CAA è un insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnologie utili a semplificare e incrementare la comunicazione nelle persone che hanno difficoltà ad usare i più comuni canali comunicativi, con particolare riguardo al linguaggio orale e alla scrittura.

Il corso di formazione, accreditato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e valido per il riconoscimento di 19 crediti ECM, si svolgerà a Bastia Umbra, presso la Sala Riunioni di Umbriafiere (Palazzina I, primo piano, ingresso esterno).

Ecco il calendario degli incontri, che si svolgeranno sempre dalle ore 14 alle ore 18: sabato 12 ottobre, venerdì 25 ottobre, sabato 9 novembre e venerdì 6 dicembre.

Il corso è gratuito e aperto ad un numero massimo di 40 partecipanti. Prevista quota di € 30.00 per l’iscrizione all’iniziativa da versare tramite bonifico bancario a CC intestato a ANGSA UMBRIA Onlus IBAN IT37W0200838282000000842468 – Banca Unicredit Piazza Mazzini Filiale Bastia Umbra).

Per info e iscrizioni, è possibile rivolgersi direttamente ad ANGSA Umbria, inviando una e-mail a segreteria@angsaumbria.org o telefonando ai numeri 0742.303153 o al 392.2688364.


Regolamento di iscrizione

Il corso è gratuito ed è aperto ad un massimo di 40 partecipanti.

Prevista quota di € 30.00 per l’iscrizione all’iniziativa, da versare previa accettazione da parte della Segreteria di ANGSA Umbria a seguito dell’invio della scheda di iscrizione.

Il presente tagliando vale solo come prenotazione. L’iscrizione al corso verrà confermata dalla segreteria dopo il riscontro del versamento della quota a mezzo bonifico bancario. L’ordine d’arrivo del bonifico e non della presente vale come priorità d’accesso.

INFORMATIVA DEL PROVIDER

Ai fini dell’acquisizione dei crediti formativi ECM, in base al Programma Nazionale di Educazione Continua in Medicina (decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, come integrato dal decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, per l’istituzionalizzazione in Italia della E.C.M.) è necessaria la presenza effettiva del 100% rispetto alla durata complessiva dell’evento formativo residenziale da parte degli Operatori Sanitari iscritti e partecipanti a ciascun evento.

Pertanto, si rende noto ai Sig. ri Partecipanti ai Corsi ECM che in caso di assenza, anche breve e dipendente da cause di forza maggiore, non sarà possibile rilasciare l’attestato con riconoscimento dei crediti ECM, ma, considerato il venir meno del presupposto della presenza effettiva al 100%, verrà rilasciato al partecipante un attestato di sola partecipazione al Corso ECM.

In caso di rinuncia al corso, poiché il bonifico è considerato conferma della prenotazione: fino a 21 giorni prima della data di inizio del corso il rimborso sarà totale detratte le spese di segreteria e bancarie; fino a 7 giorni prima la data d’inizio del corso comporterà la perdita del 30% della quota; oltre tale termine, invece, ci sarà la perdita della totalità dell’importo. E’ possibile provvedere a un’“autosostituzione”.

Bonifico bancario da effettuarsi su:

CC intestato a ANGSA UMBRIA Onlus

IBAN IT37W0200838282000000842468

Banca Unicredit Piazza Mazzini Filiale Bastia Umbra

Inviare copia sia del bonifico effettuato che della scheda di iscrizione via mail a segreteria@angsaumbria.org

Autismo, sperimentazione di nuovi farmaci

Pubblichiamo un intervento apparso su Autismo-biologia.

I disturbi dello spettro autistico non sono espressione di un disagio psicologico dovuto a un ambiente famigliare inadeguato, ma hanno una base biologica e pertanto anche il trattamento dovrebbe interferire con i meccanismi biologici che ne sono alla base. Questo filone di ricerca dovrebbe essere una priorità per un disturbo che, almeno nella sua forma più severa, esita in una disabilità che comporta un alto fabbisogno di sostegno per  tutto l’arco della vita.
Da qualche anno ha preso coscienza di questa realtà anche la grande industria, in particolare la Roche, che ha individuato una molecola, il balovaptan che, inibendo i recettori proteici della vasopressina, si inserisce nei meccanismi biochimici che interferiscono con la comunicazione sociale.
Il farmaco è risultato superiore al placebo in uno studio clinico di fase 2 nel quale 220 soggetti maschi adulti con disturbi dello spettro autistico moderato o grave hanno mostrato miglioramenti nella socializzazione, nel comportamento adattivo e nelle abilità della vita quotidiana.
Ora è in corso uno studio di fase 3 il cui disegno è illustrato in modo particolareggiato nel sito del Ministero della Salute degli Stati Uniti (National Institute of Health) A Phase III, Randomized, Double-Blind, Placebo-Controlled, Efficacy, and Safety Study of Balovaptan in Adults With Autism Spectrum Disorder With a 2-Year Open-Label Extension.
https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT03504917

Nel sito sono elencati anche quattro centri italiani che partecipano alla sperimentazione: ASST di Pavia; Dip. di Scienze del Sistema Nervoso e del  Comportamento Recruiting Pavia, Lombardia, Italy, 27100 AUSL di Piacenza; Psichiatria di Collegamento Recruiting Piacenza, Lombardia, Italy, 29121 ASL TO2; Centro Pilota Regione Piemonte – Dip. Salute Mentale Not yet recruiting Torino, Piemonte, Italy, 10138 A.O.U. Policlinico di Catania – V. Emanuele – P.O. Gaspare Rodolico; Dip. Terapia integrata disturbi resistenti.
Questo studio è necessario per aumentare il numero dei partecipanti e la durata della sperimentazione, che arriva fino a due anni.
Si tratta di uno studio multicentrico che, come detto sopra, coinvolge anche quattro realtà italiane, tre delle quali stanno ancora reclutando nuovi partecipanti.
I partecipanti alla sperimentazione devono essere adulti, di ambo i sessi, con diagnosi di spettro autistico e con quoziente intellettivo uguale o superiore a 70. Un punto decisamente importante per essere accettati è la presenza di un caregiver disponibile ad accompagnare la persona nel suo percorso.
I criteri di inclusione e di esclusione sono elencati nel sito già citato https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT03504917
I criteri di inclusione e di esclusione sono rigidi in quanto una sperimentazione  si deve svolgere in condizioni quasi da laboratorio, con un campione omogeneo e col minor numero possibile di variabili.
Essendo una sperimentazione, non sappiamo come andrà a finire. In ogni caso invitiamo chi ne ha i requisiti  a partecipare, mettendosi in contatto con uno dei centri coinvolti.
Chi partecipa a una sperimentazione viene controllato e seguito da vicino e usufruisce di un’ assistenza che va oltre la sperimentazione stessa. Se poi la sperimentazione ha esito positivo, ha il privilegio di potere subito usufruire della nuova terapia.
La sperimentazione è in fase avanzata per gli adulti. E’ in atto anche una sperimentazione  di fase 2 su bambini di ambo i sessi.
Le leggi che regolano la sperimentazione sono in contrasto con le leggi della biologia, che vorrebbero che una nuova terapia fosse sperimentata all’esordio di una condizione patologica e non in fase avanzata, ma la legge pone molti più ostacoli per la sperimentazione sui minori che sugli adulti  per cui, in disaccordo con quanto sarebbe razionale biologicamente, si inizia con gli adulti per una condizione che per definizione in fase adulta è già molto avanzata.
I risultati sui bambini si vedranno in un prossimo futuro. Il campo delle terapie mediche  dell’autismo è un campo minato nel quale sino ad ora si sono addentrati in pochi e quei pochi hanno avuto  dei clamorosi insuccessi.
Fa onore alla Roche il fatto di affrontare questa sfida e ci auguriamo che essa apra la strada a una nuova era nella terapia dell’autismo.

Autismo, la scoperta comasca Diagnosi possibile con un software

Riportiamo l’articolo comparso su La Provincia di Como del 30.07.2019

Diagnosticare precocemente l’autismo analizzando con un software un elettroencefalogramma. Villa Santa Maria, insieme al centro ricerche Semeion di Roma e al Tarnow center di Houston, pubblica uno studio scientifico innovativo. La onlus comasca, da sempre attiva nella ricerca delle malattie dell’infanzia, ha firmato un articolo sulla rivista Clinical EEG and neuro-science. L’indagine ha valutato i dati presenti nell’encefalogramma attraverso un sofisticato sistema di analisi. Un primo campione si è concentrato su due gruppi composti ciascuno da venti di bambini di nazionalità americana e di età compresa tra i 4 e i 14 anni. I primi venti affetti da disturbi dello spettro autistico e i secondi da altri disturbi neuropsichiatrici. Il sistema, valutati gli encefalogrammi con un algoritmo matematico, ha distinto le due patologie con un’accuratezza variabile tra il 93% e il 97,5% a seconda dei modelli utilizzati. Un secondo campione, invece, ha preso in esame due gruppi di bambini italiani. Il primo con 25 soggetti registrati a Villa Santa Maria tra i 7 e i 14 anni, di cui 15 autistici e 10 con sviluppo tipico, il secondo con altri 10 bambini tra i 25 e i 37 mesi d’età tutti autistici. L’accuratezza della diagnosi in questo caso ha raggiunto il 95%, anche tra i soggetti più piccoli. Il gruppo di ricerca sottolinea dunque come i risultati non siano influenzati dall’età, dalla nazionalità e dagli aspetti tecnici relativi all’acquisizione dei dati nei diversi contesti. «Questo studio dimostra che anche un elettroencefalogramma standard contiene le informazioni necessarie per distinguere sostanzialmente i bambini a sviluppo tipico da quelli con disturbo dello spettro autistico – spiega il professor Enzo Grossi, direttore scientifico di Villa Santa Maria – a patto di poter elaborare i dati con sistemi di analisi molto sofisticati. Il fatto che un sistema, addestrato su casi di bambini di età più avanzata, abbia comunque classificato correttamente anche nove dei dieci soggetti più piccoli sembra suggerire la presenza di un qualche marcatore dei disturbi dello spettro autistico a livello neuronale fin dalla più tenera età. Un’ipotesi che renderebbe possibile una diagnosi già nei primi mesi di vita. Il nostro prossimo obiettivo è pertanto quello di approfondire questa possibilità analizzando un campione di bambini con meno di 12 mesi di età». I ricercatori sono già al lavoro per raccogliere i profili adatti. «Questo metodo rappresenta una novità scientifica per l’analisi dei segnali temporali provenienti da molti canali in parallelo – spiega il professor Massimo Buscema, direttore del centro ricerche Semeion – è come se un meccanico tentasse di capire la qualità di un motore stirando un’automobile nei modi più diversi per catturare il suo rumore caratteristico. A prescindere dalle accelerazioni o dalle stasi e a prescindere dalla sequenza con cui ha pianificato i suoi test. Nel nostro caso il motore è un cervello e il suo suono sono le ampiezze, le frequenze e le fasi dei segnali rilevati in ogni persona. Il risultato è il l’individuazione di una sorta di impronta digitale che ogni cervello in pochi minuti traccia in modo quasi invisibile». (S.Bac.)

L’ereditabilità nell’ASD

La più grande ricerca condotta finora per stimare l’ereditabilità del rischio di autismo ha coinvolto una popolazione di più di 2 milioni di bambini provenienti da 5 paesi diversi , con il risultato che il maggior rischio sia attribuibile a influenze genetiche ereditate. Lo studio “Association of Genetic and Environmental Factors With Autism in a 5-Country Cohort” (https://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/fullarticle/2737582), guidato da ricercatori dell’Istituto Karolinska di Stoccolma, è stato pubblicato qualche giorno fa sulla rivista JAMA Psychiatry. Lo scopo è stato quello di stimare gli effetti genetici, materni e ambientali che insieme contribuiscono all’insorgenza dei Disturbi dello Spettro Autistico (ASD).

Le evidenze a sostegno delle origini genetiche prenatali di questi disturbi avvalorano l’importanza delle variazioni genetiche ereditate (e quindi responsabili dell’ereditabilità dell’autismo), e delle influenze genetiche non ereditate. Un’importante risorsa di queste ultime risiede nel cosiddetto effetto materno, termine usato per descrivere l’associazione tra le influenze genetiche non ereditate che derivano dalla madre e l’autismo del bambino (in aggiunta a ciò che è stato ereditato geneticamente). Le evidenze a sostegno delle origini non genetiche invece riportano il contributo dei fattori ambientali non condivisi (che rendono unico uno stesso individuo di una famiglia, es: il parto cesareo) e delle esposizioni ambientali condivise (che rendono invece simili i membri di una stessa famiglia).

Lo studio, frutto di una collaborazione internazionale, nasce dalla necessità di determinare l’influenza dei fattori genetici e non genetici che contribuiscono allo sviluppo di questi disturbi, dal momento che non se ne conoscono ancora le origini.

Rispetto ai precedenti studi, questo lavoro analizza un numero considerevole di bambini provenienti da diverse aree geografiche, stima l’ereditabilità di più generazioni di famiglie e riflette il tipo di cultura diagnostica di più paesi indipendenti. Infatti la raccolta di dati si è basata su ampie banche dati per un totale di 2.001.631 bambini, di cui il 51,3% rappresentato da maschi. In particolare, i ricercatori hanno setacciato i registri sanitari nazionali per raccogliere i dati sui bambini nati in Danimarca, Finlandia, Svezia e Australia occidentale dal 1998 al 2007 e le cartelle cliniche nazionali di circa 130.000 bambini nati in Israele dal 2000 al 2011. Dell’intero campione, 22.156 soggetti (1.11%) sono stati diagnosticati con ASD. Moltissimi studi precedenti hanno stimato l’ereditabilità dell’autismo analizzando i gemelli, limitando la ricerca a fattori di rischio che potrebbero essere specifici per i fratelli gemelli. Il lavoro di Bai e colleghi beneficia invece del fatto che include fratelli non gemelli. Gli stessi database sono stati utilizzati inoltre per rintracciare il numero di diagnosi di autismo tra i fratelli dei bambini autistici, tra i fratellastri e i cugini e per identificare i genitori e i nonni con lo scopo di costruire alberi genealogici.

Secondo i risultati ottenuti, la stima di ereditabilità è intorno all’81% (nello specifico 80.8%), indicando che il rischio di autismo nella popolazione è dovuto principalmente a influenze genetiche ereditate, senza alcun contributo considerevole degli effetti materni. La stima ottenuta da questo modello statistico riporta un piccolo intervallo di variabilità (73.2% – 85.5%), il che significa che il dato è più affidabile rispetto alle stime di studi precedenti. Visti questi dati, le cause ambientali o esterne possono rappresentare un fattore la cui stima è circa del 20%. Questi risultati sono coerenti con quelli di altri due grandi studi svedesi condotti su coppie di fratelli gemelli e non gemelli: in quello del 2017 i fattori genetici ereditari contribuiscono a circa l’83% del rischio di autismo e in quello del 2010 a circa l’80%.

Tuttavia le stime dell’ereditabilità possono variare da paese a paese. Per esempio, la stima per la Finlandia fissa il rischio di autismo al 51%, la cui variabilità è molto ampia (25.1% – 75.6%), con fattori ambientali condivisi e non condivisi che contribuiscono rispettivamente al 14% e al 34%. Dal momento che la Danimarca, la Finlandia e la Svezia hanno in comune lo stesso sistema sanitario nazionale per la sorveglianza della salute, e in considerazione della simile dimensione del campione di questi tre paesi, è stato messo a punto un modello di analisi combinata per i dati dei paesi nordici. In tal caso la stima di ereditabilità è tra 81.2% e 82.7% (a seconda del modello statistico considerato, con inclusione oppure no dei fattori materni e fattori ambientali condivisi). Successivamente sono stati inclusi nell’analisi altri due piccoli campioni, quello dell’Australia occidentale e quello dell’Israele, la cui stime di ereditabilità sono rispettivamente del 54% e quelle del 86.8%. Gli stessi autori dello studio ribadiscono che queste discrepanze tra i diversi paesi possono riflettere le differenze tra gli standard diagnostici per l’autismo adottati. Una domanda interessante che si stanno ponendo già molti ricercatori in questo ambito è infatti se c’è qualcosa di veramente diverso nel modo in cui l’autismo viene diagnosticato in paesi diversi, ma non si è giunti ancora a nessuna valida conclusione.

Quando i ricercatori hanno stimato il contributo dell’effetto materno, la sua associazione con la variazione del rischio di autismo è stata molto piccola o addirittura inesistente. Singoli fattori di rischio materni, come ad esempio l’obesità, non sono direttamente inclusi in questo modello di analisi statistica, per cui i meccanismi attraverso cui essi operano potranno essere compresi usando altri approcci di studio.

I ricercatori hanno infine esaminato i fattori ambientali legati all’autismo. Ad esempio, si stima che il 18,1% del rischio di autismo deriva da fattori ambientali che non sono condivisi tra i membri della famiglia. Questi fattori includono mutazioni genetiche non ereditate o mutazioni meglio definite de novo. Quando il team ha esaminato i fattori ambientali che sono condivisi tra i membri della famiglia, come potrebbe essere l’ambiente domestico, ha trovato che essi non contribuiscono sostanzialmente al rischio di autismo.

Dunque, nella maggior parte delle analisi condotte, gli effetti genetici ereditati hanno l’influenza maggiore sull’insorgenza degli ASD, con un contributo minore dei fattori ambientali non condivisi e con pochissime evidenze degli effetti materni o dell’ambiente condiviso.

Il maggior punto di forza dello studio è l’uso di una popolazione campione molto ampia, la più grande finora descritta, inclusiva di dati appartenenti a tre diverse generazioni. La consultazione dei registri di popolazione ha permesso inoltre di seguire i partecipanti sin dalla nascita ed evitare il bias della raccolta dei dati retrospettivi. In aggiunta alla forza statistica del modello di analisi, il lavoro supera il concetto di riproducibilità del dato, visto che replica i risultati provenienti da 5 dataset appartenenti a diversi registri del sistema sanitario nazionale. Ai notevoli punti di forza si aggiungono alcune limitazioni dello studio, tra cui il fatto che l’algoritmo statistico utilizzato per stimare il rischio di ASD trascura il contributo delle interazioni gene-ambiente e le possibili correlazioni gene-ambiente.

Dallo studio è emerso che l’ereditabilità dell’autismo è alta (circa l’80%) in quanto la maggior parte dei rischi di insorgenza è da attribuire a fattori genetici ereditati, mentre i fattori ambientali esterni contano poco. Anche se a lungo considerato un problema psicologico dovuto all’interazione del soggetto con l’ambiente, in particolare con genitori freddi e distaccati, ad oggi le evidenze scientifiche dimostrano chiaramente come l’autismo abbia una forte componente ereditabile.

LETTERA DELLA PRESIDENTE DELL’ANGSA DEMARTIS SUL CASO DELLA MAMMA CHE TORNA A SCUOLA PER AIUTARE FIGLIO AUTISTICO

Mi è capitato di leggere questa notizia, e la prima reazione è stata: caspita che mamma!!

La seconda è stata: brava questa scuola e il dirigente scolastico, che hanno aperto le porte a questa madre pur di far partecipare il ragazzo alla vita “normale” in compagnia dei suoi compagni.

Poi, più ci pensavo e più mi montava un certo malumore che si è trasformato in irritazione e infine in indignazione. (io sono un po’ lenta nelle reazioni).

Perché indignazione? Per diversi motivi che provo a spiegare, ma che nulla tolgono al rispetto che provo per questa mamma, e mi scuso da subito se la urterò con le mie osservazioni.

Mi fa arrabbiare che una madre si senta “costretta” a lasciare il suo lavoro per supplire alla incompetenza di altri. Perché in questo modo si impoverisce economicamente tutta la famiglia e questo non è giusto!

Mi fa rabbia che una madre debba dimostrare a insegnanti (quindi più preparati di lei) che dovrebbero avere una cultura di tipo pedagogico, che il ragazzo riesce con il giusto supporto a stare in classe.

Mi dispiace che il dirigente non abbia tra i suoi insegnanti qualcuno che conosca bene l’autismo, o che non abbia cercato all’esterno uno specialista che supportasse e facesse consulenze agli insegnanti di quella classe. Mi dispiace che i soldi investiti dal MIUR per organizzare gli Sportelli Autismo non abbiano portato a quella scuola le competenze necessarie a gestire quel ragazzo. E ancora mi fa male sapere che nonostante i decreti e le varie  modifiche, la riforma scolastica non riesce a rispondere alla complessità che l’autismo mette cosi in evidenza.

Di sicuro il ragazzo ha un autismo di difficile gestione, ma se ci riesce sua madre, perché non riescono gli altri?

Mi è capitato di vedere ragazzi e adulti, rifiutati dai centri diurni o residenziali per la difficoltà degli operatori nella gestione dei problemi di comportamento. Ho visto operatori maschi inviati dal Comune a sostegno della domiciliarità, solo per poche ore al giorno e lavorare in coppia (2 operatori maschi!) su ragazzi o adulti con autismo, nel timore di morsi, pugni o altro. Lo stesso ragazzo o adulto veniva poi per le restanti ore e per tutto il fine settimana gestito da una madre single o vedova, alta un metro e mezzo!! E lei, pur in difficoltà lo portava a spasso, in piscina o al supermercato.

Torno a ripetere che l’autismo spesso è complesso, e per questo da anni ANGSA chiede a gran voce FORMAZIONE SPECIFICA a casa, a scuola, nei diurni e nei residenziali.

Non voglio più leggere di genitori che stanno in classe col figlio o che devono andare in gita altrimenti la scuola non lo fa partecipare. Che vengono chiamati a scuola per cambiargli le mutande perché non c’è il bidello che fa quella mansione. Che devono lasciare il lavoro (quasi sempre la madre) che viene relegata al ruolo di educatrice, badante e madre, come se la donna non avesse (come chiunque) altre aspirazioni da perseguire.

Lo dico ancora e con forza al Ministro dell’Istruzione, a quello della salute e a quello della Famiglia e Disabilità. Serve formazione specifica a chi è già pagato per l’inclusione scolastica, per la presa in carico sanitaria, per l’integrazione e l’inclusione nella vita della propria comunità.

Autismo, istituito un tavolo di lavoro a Palazzo Chigi

E’ stato istituito un tavolo di lavoro sui disturbi dello spettro autistico alla Presidenza del Consiglio su mandato del ministro per la Famiglia e le Disabilità, Lorenzo Fontana. Il terzo incontro si svolgerà il 18 luglio è stato istituito un tavolo di lavoro sui disturbi dello spettro autistico alla Presidenza del Consiglio su mandato del ministro per la Famiglia e le Disabilità, Lorenzo Fontana. Il terzo incontro si svolgerà il 18 luglio con i rappresentanti della FAND (Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità), della FISH (Federazione italiana per il superamento dell’handicap), della Conferenza delle Regoni, dell’Anci ed esponenti dei ministeri della Sanità, del Lavoro e dell’Istruzione.
Questa iniziativa si inserisce in un progetto piò ampio che ingloba anche il tavolo sulla non autosufficienza, sempre incardinato negli uffici di Palazzo Chigi.
Gli obiettivi sono vari: valutare i bisogni che insistono sulle persone con autismo e sulle loro famiglie; analizzare la normativa esistente per fornire delle idee alla parte politica, così da armonizzare la normativa; e, infine, valutare gli interventi e i servizi.
La FAND ha già presentato delle proposte per “avviare un’azione concreta di diffusione dei processi diagnostici precoci, di una presa in carico globale che segua il soggetto autistico per tutto l’arco di vita. Abbiamo l’esigenza- spiega Rino Pagano, presidente della FAND- di disporre di una rete di servizi sanitari specialistici e multidisciplinari di diagnosi e di trattamento che siano accessibili e omogenei su tutto il territorio nazionale. E’, inoltre, indispensabile raccordare e coordinare i diversi ambiti di vita – sanitario, scolastico, educativo e sociale – sia pubblici che privati, unitamente alle famiglie e alle associazioni”.
L’autismo è diventato una vera e propria “emergenza” che investe soprattutto gli adulti gravi”, aggiunge Sabina Savagnone, membro della FAND e presidente dell’Arpa (Associazione Italiana per la Ricerca sulla Psicosi e l’Autismo), la prima associazione nata in Italia ad occuparsi del tema. “A Roma ci sono molte case famiglia già pronte e predisposte per ospitare gli adulti con autismo- sottolinea- ma non vanno avanti per mancanza di fondi.
Questa sindrome pone problemi per il Dopo di noi e il Dopo scuola, ma esiste un’emergenza anche per i più piccoli. Permane la difficoltà ad arrivare a una diagnosi esatta e a una presa in carico globale. Bisogna puntare sulla formazione degli operatori- ribadisce la presidente dell’Arpa- che non deve essere a senso unico”. La FAND, infatti, si batte per “la libertà di scelta delle famiglie, come stabilisce anche la convenzione Onu. Siano presi in considerazione tutti gli approcci validi per il trattamento dell’autismo e si porti avanti un servizio di ricerca sperimentale che dia spazio anche alle nuove terapie che hanno già i presupposti per diventare scientifiche. Certamente- conclude Savagnone- tutto dovrà essere controllato e validato”.