Disabilità, una piattaforma ti dice dove fare sport

Fare sport, anche se con disabilità, sarà da oggi più facile e semplice. Perché è nata una nuova piattaforma web dove condividere contatti, storie, informazioni, impressioni e promuovere progetti nuovi e nuove associazioni sportive. La comunità digitale riunita attorno a questa necessità si chiama OSO, acronimo di Ogni Sport Oltre, creata dalla Fondazione Vodafone Italia. La piattaforma web è stata lanciata lo scorso giugno, alla presenza di atleti esemplari con Bebe Vio e Alex Zanardi.

Un bisogno, quello che ha fatto venire l’idea alla Fondazione, dettato anche dai dati raccolti dall’Istat: “nel nostro paese il numero di persone che fanno attività fisica è in lieve ma costante aumento. Per una persona con disabilità cercare e trovare dove avvicinarsi a una pratica sportiva può essere però più difficoltoso, dal momento che le strutture e le associazioni attrezzate sono in numero inferiore, pur se presenti”, si legge su Disabili.com.

Ed ecco che OSO avrà al suo interno news, approfondimenti, storie personali di chi vive lo sport con disabilità raccolte all’interno di una community, e soprattutto un’area che geolocalizza associazioni e gruppi in grado, con diversi strumenti, di accogliere i disabili che vogliono praticare sport. Le info sono tutte filtrabili per sport e tipologia di disabilità. Non solo: non mancheranno i consigli su come affrontare al meglio il proprio allenamento e focus su nuove ricerche e tecnologie sportive, anche attraverso video informativi o interviste con ospiti d’eccezione come Alex Zanardi e Fabrizio Passetti.

Il sito presenta poi una sezione dedicata alle associazioni che vogliono proporre e pubblicizzare un proprio progetto, eventualmente dando l’avvio ad un crowdfunding, e un’area marketplace, dove scambiare e acquistare attrezzature sportive e ausili per la pratica del proprio sport preferito.

“Ogni Sport Oltre – conclude Disabili.com – vuole essere una piattaforma sia per progetti nazionali che locali e ospita già circa 40 progetti che hanno partecipato ad un bando per il finanziamento di 1,9 milioni di euro. Ai 28 progetti locali che hanno ottenuto la possibilità di finanziamento in modalità crowdfunding, Fondazione Vodafone Italia ha garantito che contribuirà a donare il 50% del totale dovuto al raggiungimento della metà della cifra totale richiesta, assicurando così una più probabile realizzazione dei progetti”.

Per maggiori informazioni: ognisportoltre.it

Libri scolastici in formato digitale per studenti dislessici, con DSA o Legge 104 | Come fare per averli

Il Servizio LibroAID eroga anche per l’anno scolastico 2017/2018 i libri di testo in formato digitale utili allo studio del bambino con DSA o problemi di apprendimento
Nel caso di dislessia o altri DSA, poter interagire col testo o utilizzare forme alternative di apprendimento rispetto ai materiali scolastici, sono funzionalità che possono consentire al bambino di apprendere in maniera meno difficoltosa. Si pensi ad esempio alla possibilità di usufruire della sintesi vocale per la lettura di una pagina scritta, quando la difficoltà è quella di decifrare bene le parole sul foglio.

IL SERVIZIO LIBROAID.
Per consentire ai bambini e ragazzi dislessici e con diagnosi di DSA e con certificazione della Legge 104/92 di usufruire della versione digitale dei libri di testo scolastici, ci si può avvalere, anche per l’anno scolastico 2017/2018, di “LibroAID”(www.libroaid.it), il servizio erogato dall’Associazione Italiana Dislessia. LibroAID, che nell’anno scolastico 2016/2017 ha erogato 160.219 libri digitali, è un servizio possibile grazie al protocollo siglato tra l’Associazione Italiana Dislessia e l’Associazione Italiana Editori (AIE) e alla collaborazione degli editori aderenti al servizio che forniscono gratuitamente i libri digitali.

IL FORMATO DIGITALE.
In particolare, il libro digitale (in formato pdf aperto) consente ai ragazzi di interagire con i testi, utilizzando i software di sintesi vocale e i programmi per realizzare le mappe concettuali. Lo studente con DSA può in tal modo compensare le proprie difficoltà e affrontare lo studio in condizioni di maggiore autonomia.

CONDIZIONI DI ACCESSO AL SERVIZIO.
Per accedere al servizio è richiesta l’iscrizione ad AID: le quote associative contribuiscono, infatti, a coprire i costi di organizzazione e gestione del servizio.
I libri scolastici digitali possono essere richiesti in autonomia dal genitore/tutore o studente maggiorenne, solo ed esclusivamente attraverso il sito LibroAID.

REQUISITI.
I requisiti per usufruire del servizio sono:
• essere in possesso della certificazione di diagnosi DSA o Legge 104/1992 dello studente
• dichiarazione di regolare acquisto del libro in formato cartaceo
• la garanzia di utilizzo solo personale del libro da parte dello studente dislessico
• l’iscrizione all’Associazione Italiana Dislessia in regola con l’anno 2017.

COME CHIEDERE I TESTI.
Dopo aver rinnovato la quota associativa per l’anno 2017 (40 euro o 25 euro per i soci dai 18 ai 25 anni), questi sono gli step per poter accedere a LibroAID ed effettuare gli ordini, con modalità valida esclusivamente online:
1. Richiedere alla scuola del bambino l’elenco dei libri di testo per l’AS 2017/18, completo dei codici ISBN dei singoli libri
2. Caricare la diagnosi DSA o 104/1992, in formato digitale, all’interno dell’area riservata di socio AID, sul sito aiditalia.org
3. Entrare in LibroAID.it, a partire dal 05 luglio 2017, accedendo con le stesse credenziali di AID (utente e password) e compilare le richieste dei libri

I testi richiesti possono poi essere scaricati a un link se si è scelta la versione “downloadable”(in questo modo sono subito disponibili), oppure si può scegliere la spedizione CD contenente i libri digitali: questa soluzione prevede tempi più lunghi per la gestione e la consegna dell’ordine, effettuato con posta ordinaria (20-25 giorni).

Per info:
www.aiditalia.org
libroaid@aiditalia.org

Contrassegno per disabili sulle auto | Legislazione e novità

C’era tempo fino al 15 settembre 2015 per adeguarsi alla legislazione riguardante i contrassegni per disabili da apporre all’interno delle auto. A stabilire l’utilizzo del contrassegno di colore blu e non più di quello arancione ci aveva pensato un Decreto del Presidente della Repubblica, il n. 151 del 30 luglio 2012. Da chiarire in merito dunque che l’obbligatorietà riguarda il CUDE Azzurro (Contrassegno Unico Disabili Europeo).

C’è tuttavia un’altra questione che riguarda ancora i contrassegni per disabili: questa volta si tratta del Parere n. 1567 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dell’11 marzo 2016, dove si specifica che nell’articolo 381 del DPR 495/92 (Regolamento di esecuzione ed attuazione del Codice Strada, aggiornato e modificato dal citato DPR 151/12) «pur prevedendo tale condizione [impedita o sensibile riduzione della capacità di deambulazione], non si fa chiaro riferimento agli arti inferiori né alla patologia che la ha determinata. L’articolo dunque non dovrebbe essere interpretato in senso eccessivamente restrittivo, tanto che a sostegno di quanto detto, il D.P.R. 24 luglio 1996, n. 503, prevede, all’art. 12, comma 3, che la normativa relativa al contrassegno speciale sia estesa anche alla categoria dei non vedenti.

Un’accezione dunque che lascia intendere che il contrassegno potrebbe essere rilasciato a persone con altro tipo di disabilità: come ad esempio il disabile psichico, il quale teoricamente non ha problemi di deambulazione, ma che proprio a causa della propria specifica patologia, non può essere considerato autonomo nel rapporto con la mobilità e la strada e necessita comunque della mediazione di terze persone che le accompagnano e gestiscono i loro spostamenti.

Una considerazione importante di cui ci facciamo portatori e sulla quale invitiamo a riflettere tutti gli enti e le istituzioni preposte.

Autismo e scuola, allenare le abilità sociali si può

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Daniela Mariani Cerati:

Da qualche anno si é individuata la lettura della mente, ossia la capacità di leggere il pensiero altrui, di mettersi nei panni degli altri, come la base della socialità. Si é ipotizzato che questa sia l’abilità di base, presente già in bambini molto piccoli, che manca nei bambini con autismo e che da questa mancanza dipendano le loro difficoltà nell’interazione sociale.
Si é coniato il termine “mind-blindness” che significa cecità mentale. E’ molto importante sapere se si tratta di mancanza totale o di ritardo nell’acquisizione, di deficit parziale che può essere migliorato con l’educazione.
Per dirimere questo quesito hanno fatto ricerche rigorose Marco Valenti e Monica Mazza dell’Università de l’Aquila. Hanno così documentato che la seconda ipotesi é quella vera e che quindi vale la pena esercitare la teoria della mente nei bambini e ragazzi con autismo, come premessa per migliorare le abilità sociali più complesse.
Le loro ricerche sono state pubblicate su una prestigiosa rivista internazionale: il Journal of Autism and Developmental Disorders (JADD).

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28597142
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28213839

Per un ampio resoconto della ricerca rimando al sito di Gianluca Nicoletti

http://www.pernoiautistici.com/2017/06/da-laquila-una-ricerca-sulle-potenzialita-sociali-degli-autistici/

I risultati di questa ricerca devono stimolare insegnanti e genitori ad approfittare delle mille occasioni che la vita quotidiana offre per sviluppare la teoria della mente negli allievi con autismo e non solo in loro. Credo che anche in molti allievi normodotati questa abilità sia carente.
Un compagno arriva a scuola con una faccia allegra. Cerchiamo di capire perché? E viceversa.
Se sappiamo che la teoria della mente esiste nei bambini con autismo e pertanto può essere migliorata, l’atteggiamento dell’educatore sarà molto diverso rispetto al pessimismo che si installerebbe se fosse stata documentata una completa cecità mentale e non una semplice miopia”.

Legge sul “Dopo di Noi” | Una guida dell’ANFFAS

E’ trascorso un anno dall’approvazione della Legge 112/16 (Disposizioni in materia di assistenza in favore di persone con disabilità grave prive del sostegno familiare), nota anche come “Legge sul Dopo di Noi”. L’ANFFAS Nazionale, Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale, in occasione di questo importante anniversario ha prodotto una guida di facile ed immediata lettura alla norma e al Decreto Attuativo di essa del 23 novembre 2016.
Questo – spiegano dall’ANFFAS – vuole essere uno strumento di semplice e immediata consultazione che, pur non perdendo il fine dell’esaustività dell’informazione, può essere utilizzato da familiari di persone con disabilità, leader associativi, operatori sociali, sanitari e giuridici, nonché dai decisori amministrativi che necessitano di confrontarsi su quanto indicato dalla Legge 112/16, per fare in modo che sui vari territori vi sia una concreta e aderente attivazione del tutto”.

A questo link tutti i dettagli: http://bit.ly/2rXG97y

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@anffas.net.

I permessi lavorativi e le esigenze di chi presta assistenza | La decisione della Cassazione

Novità per i permessi lavorativi per l’assistenza a un congiunto con handicap in stato di gravità: una sentenza recente della Corte di Cassazione, infatti, ha espresso il proprio parere sull’interpretazione delle disposizioni in materia. Con questa sentenza si arriva a contemplare anche, entro determinati limiti, il soddisfacimento delle esigenze del lavoratore.

In base a quanto stabilito dalla Suprema Corte, l’interesse primario espresso nella norma che istituisce questi permessi lavorativi è quello di «assicurare in via prioritaria la continuità nelle cure e nell’assistenza del disabile» realizzate in ambito familiare. La Corte osserva che questa prospettiva consente che i permessi lavorativi siano «soggetti ad una duplice lettura: a) vengono concessi per consentire al lavoratore per prestare la propria assistenza con maggiore “continuità”; b) vengono concessi per consentire al lavoratore, che con abnegazione dedica tutto il suo tempo al familiare handicappato, di ritagliarsi un breve spazio per provvedere ai propri bisogni ed esigenze personali».

Ma, si legge anche sul sito Superando.it, su un articolo di Simona Lancioni, “poiché una lettura non esclude l’altra, ed essendo certo «che da nessuna parte della legge, si evince che, nei casi di permesso, l’attività di assistenza deve essere prestata proprio nelle ore in cui il lavoratore avrebbe dovuto svolgere la propria attività lavorativa», è possibile concludere che è sufficiente che l’assistenza «sia prestata con modalità costanti e con quella flessibilità dovuta anche alle esigenze del lavoratore».
Pertanto se – sempre secondo la Cassazione – «i permessi servono a chi svolge quel gravoso [compito] di assistenza a persona [i.e. persone] handicappate, di poter svolgere un minimo di vita sociale, e cioè praticare quelle attività che non sono possibili quando l’intera giornata è dedicata prima al lavoro e, poi, all’assistenza», è tuttavia altrettanto ovvio che l’assistenza deve esserci, e che pertanto i permessi non possono essere considerati come dei veri e propri periodi di ferie dei quali il lavoratore potrebbe disporre discrezionalmente. Non è dunque ammissibile che – come nel caso specifico da cui è scaturita la Sentenza – il lavoratore utilizzi i permessi per recarsi all’estero, poiché tale attività non è compatibile con lo svolgimento di alcuna attività assistenziale. Un conto, cioè, è organizzarsi il lavoro di assistenza in modo da renderlo meno gravoso e compatibile anche con le esigenze del lavoratore, altra questione è invece assentarsi e non svolgere alcuna assistenza.

In conclusione,  e in sintesi, ciò che viene espresso in questa Sentenza della Corte di Cassazione è che l’attività di assistenza non deve essere concepita come un qualcosa di totalizzante, ma come un lavoro dotato di una flessibilità tale da soddisfare contemporaneamente sia le esigenze della persona disabile (che rimane in ogni caso la beneficiaria della misura in questione), sia quelle del lavoratore che assiste (o, almeno,alcune di esse)”.

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In Gazzetta Ufficiale novità per i Decreti Buona Scuola

Sono online a questo link (http://bit.ly/2q37iEj) e sono pubblicati in Gazzetta Ufficiale (numero 112 di ieri 16 maggio 2017), i decreti attuativi della Buona scuola. Lo ha annunciato il Miur con tweet apparso sul proprio profilo Twitter ufficiale.

Ecco gli argomenti degli otto decreti:

Dlgs n. 59
Riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria per renderlo funzionale alla valorizzazione sociale e culturale della professione, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera b), della legge 13 luglio 2015, n. 107

Dlgs 60
Norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera g), della legge 13 luglio 2015, n. 107

Dlgs 61
Revisione dei percorsi dell’istruzione professionale nel rispetto dell’articolo 117 della Costituzione, nonché raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera d), della legge 13 luglio 2015, n. 107

Dlgs 62
Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107

Dlgs n. 63
Effettività del diritto allo studio attraverso la definizione delle prestazioni, in relazione ai servizi alla persona, con particolare riferimento alle condizioni di disagio e ai servizi strumentali, nonché potenziamento della carta dello studente, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera f), della legge 13 luglio 2015, n. 107

Dlgs 13 aprile 2017, n. 64 Disciplina della scuola italiana all’estero, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera h), della legge 13 luglio 2015, n. 107

Dlgs 65
Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera e), della legge 13 luglio 2015, n. 107

Dlgs 66
Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge 13 luglio 2015, n. 107.

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Ecco i nuovi LEA. E c’è anche l’autismo

Oggi vi proponiamo il testo integrale, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, sui nuovi LEA firmati da Gentiloni il 12 gennaio scorso. Moltissime le novità: ce ne sono anche alcune importanti che riguardano l’autismo. La sindroma infatti entra a pieno titolo nel testo. Si parla di “diagnosi precoce, cura e trattamento individualizzato, integrazione nella vita sociale e sostegno per le famiglie”, con un esplicito riferimento alla legge sull’autismo (134/2015). E’ l’articolo 60 dei Lea a riguardare lo spettro autistico.

Con i nuovi LEA, si arriva ad una spesa aggiuntiva del Sistema Sanitario Nazionale finanziata con 800 milioni di euro vincolati. Il provvedimento interviene su quattro fronti:

  1. definisce attività, servizi e prestazioni garantite ai cittadini dal Ssn;
  2. descrive con maggiore dettaglio e precisione prestazioni e attvità oggi già incluse nei Lea;
  3. ridefinisce e aggiorna gli elenchi delle malattie rare e delle malattie croniche e invalidanti che danno diritto all’esenzione;
  4.  innova i nomenclatori della specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica.

E il ministro Lorenzin ha anche istituito una nuova task force per monitorarne l’applicazione. Trovate qui il testo integrale in Gazzetta.

Qui la dichiarazione che, in piena estate, dopo la revisione del testo, esprimeva Davide Faraone, allora sottosegretario all’Istruzione e oggi alla Salute: “grande soddisfazione per il risultato ottenuto con l’emanazione dei nuovi Lea. Nel testo definitivo del Ministero della Salute si fa riferimento esplicito all’autismo, così come avevamo fortemente richiesto, e si rimanda ai contenuti della legge 134/2015 per il trattamento dei servizi relativi a questo disturbo. I Lea sono un punto di partenza, uno dei primi tasselli fondamentali di un percorso che stiamo costruendo giorno dopo giorno, guai a considerarli un traguardo raggiunto. Adesso le regioni dovranno adeguare i propri servizi e dovranno senza dubbio arrivare fondi dedicati a sostegno di chi opera in questo ambito e delle famiglie di persone con autismo”.